STANZA 5 6 7 8 9
IL SUONO: ASCOLTARE
Ritrovamento 3: L’Altro
Medusa
Canto IX Inferno 55 - 57
«Volgiti ’n dietro e tien lo viso chiuso;
ché‚ se ’l Gorgón si mostra e tu ’l vedessi,
nulla sarebbe di tornar mai suso».
L'inganno di Nessuno
Tre volte io glie ne porsi, tre volte ne bevve lo stolto.
Ora, quand’ebbe il vino sviata la mente al Ciclope,
360io me gli volsi allora, con queste melliflue parole:
«Tu mi dimandi il mio nome, Ciclope; né io vo’ tacerlo.
Però, tu devi darmi quel dono ospitale promesso.
Nessuno è il nome mio. Nessuno mia madre mi chiama,
Nessuno il padre mio.
Nessuno i compagni miei tutti».
365Dissi cosí. — Quello, cuore spietato, cosí mi rispose:
«Nessuno, ultimo te mangerò fra tutti i compagni:
prima tutti quegli altri; sarà questo il dono ospitale».
Disse, si buttò giú supino, sdraiato per terra,
con la gran testa rovescia, ché il sonno l’aveva pigliato
con la sua forza che tutto soggioga. E sgorgavano pezzi
di carne umana e vino dal gozzo; e russava briaco.
Penelope Libro II 135 - 145
«Finchè il giorno splendea, tessea la tela Superba; e poi la distessea la notte
Al complice chiaror di mute faci. Così un triennio la sua frode ascose,
E deluse gli Achei. Ma come il quarto Con le volubili ore anno sorvenne,
Noi, da un’ancella non ignara instrutti, Penelope trovammo, che la bella
Disciogliea tela ingannatrice: quindi
Compierla dovè al fin, benchè a dispetto..»
Circe Odissea Libro 10 - 375-390
Trova il tetto di Circe, i cui perversi Consigli tutti io t’aprirò. Bevanda
Mista, e di succo esizïale infusa, Colei t’appresterà: ma le sue tazze
Contra il farmaco mio nulla varranno. Più oltre intendi. Come te la Diva
Percosso avrà d’una sua lunga verga, Tu cava il brando, che ti pende al fianco,
E, di ferirla in atto, a lei t’avventa. Circe, compresa da timor, sue nozze
T’offrirà pronta: non voler tu il letto Della dea ricusare, acciò ti sciolga
Gli amici, e amica ti si renda. Solo Di giurarti costringila col grande
Degl’immortali Dei giuro, che nulla Più non sarà per macchinarti a danno;
Onde, poichè t’avrà l’armi spogliate, Del cor la forza non ti spogli ancora.
Ulisse
Canto XXVI Inferno 118 – 120
"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".