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About Your Body 

About Your Body – Autoritratto, corpo e condivisione digitale

L’opera di Vanessa Rusci si colloca da sempre in una zona di confine, dove la fotografia smette di essere semplice strumento di registrazione e diventa dispositivo di conoscenza, performance, pratica sociale.

La sua ricerca non si limita a rappresentare il corpo: lo mette in scena, lo espone, lo interroga fino a farne terreno politico e linguaggio di emancipazione. In questo percorso, About Your Body rappresenta una tappa fondamentale, forse la più complessa e stratificata, perché capace di intrecciare vent’anni di indagini sul nudo con le dinamiche del digitale e della condivisione social.

Origini e contesto

Il progetto nasce nel 2014, da un lungo percorso di workshop di autoritratto rivolti esclusivamente alle donne. In quegli incontri, l’artista invita le partecipanti a guardarsi senza filtri, a fotografarsi, a fare dell’autoscatto un gesto consapevole. Non si tratta di fototerapia, ma di “fotografia consapevole”:

la macchina fotografica come specchio, strumento per riconoscersi al di fuori dei modelli estetici imposti.

Questa esperienza pratica trova radici profonde nella storia personale e artistica di Rusci, che fin dal 1996 lavora sul tema del nudo e del corpo femminile.

 

Progetti come Sign (2000), Fate (2001), Ana (2004), So Ugly (2006), Concrete (2010) anticipano molte delle riflessioni di About Your Body: il rapporto tra estetica e violenza, tra immagine e identità, tra erotismo e liberazione.

Corpo come linguaggio, fotografia come trasformazione

Al centro di About Your Body c’è l’autoritratto.

Fotografarsi nuda, in lingerie, in pose provocanti e erotiche, durante gesti quotidiani come cucinare o allenarsi, diventa un modo per sottrarre il corpo alla logica dell’oggettivazione e restituirlo a sé stessa come soggetto attivo.

Ogni immagine è intima e politica allo stesso tempo: un atto di cura e di resistenza.

La fotografia non è qui rappresentazione ma pratica trasformativa.

Non documenta soltanto, ma modifica: interroga l’immagine ideale, decostruisce la gabbia dei modelli estetici, porta alla luce le contraddizioni tra vulnerabilità ed emancipazione.

L’erotismo e la libertà sessuale, spesso ridotti a cliché nei media, diventano elementi centrali di una riflessione artistica che restituisce al desiderio la sua potenza politica.

La sfida dei social network

Ciò che rende About Your Body radicale non è soltanto il contenuto, ma il contesto. Vanessa Rusci sceglie di portare il progetto nello spazio dei social network, che definisce un “far west” di sguardi anonimi, giudizi e algoritmi. Esporre il proprio corpo in questo ambiente incontrollato significa rompere i confini dello spazio artistico tradizionale ed esporsi al rischio di fraintendimenti, attacchi, censura.

Ma è proprio questa esposizione a rendere il lavoro una performance continua e interattiva. Attraverso Instagram e Facebook, l’artista trasforma la condivisione stessa in gesto artistico: le immagini non vivono soltanto sulla carta o alle pareti di una mostra, ma nell’arena pubblica e instabile del digitale.

Il corpo diventa così medium e messaggio, presenza che interroga la comunità e che invita le donne a uscire dal silenzio e a riappropriarsi della propria immagine.

Dal sé al collettivo

Se l’inizio è intimo e autobiografico, About Your Body si apre presto alla dimensione collettiva.

Attraverso shooting e workshop, donne dai 18 ai 60 anni scelgono di posare nude o in lingerie, di raccontarsi attraverso il proprio corpo.

Ne nasce un archivio corale, in dialogo con il movimento body positive e con le battaglie per i diritti umani.

Il progetto si intreccia con Noi Social 4 Women (2016), iniziativa di social net art dedicata alla prevenzione della violenza di genere e al reinserimento delle sopravvissute.

Le due esperienze convergono nell’idea che la comunicazione artistica possa superare i cliché (lividi, sangue, slogan ridondanti) per diventare generatrice di speranza e strumenti di rinascita.

Mostre, performance, contaminazioni

Negli anni About Your Body si è declinato in forme diverse:

  • mostre a Londra, Ginevra e Arezzo;

  • performance come A Gift for You (Ginevra 2017), dove l’artista ha incontrato e fotografato 250 donne nello spazio urbano, regalando loro un’immagine come inizio di un dialogo;

  • collaborazioni con curatori e gallerie internazionali;

  • pubblicazioni online e cartacee.

Dal ciclo di autoritratti e workshop nasce anche il progetto Secessione 2020, che segna una svolta estetica e concettuale: un confronto esplicito con Klimt e con la rappresentazione della donna come figura fatale, consolatrice, vendicativa, ma soprattutto emancipata. Qui il colore e l’estetica diventano centrali, a testimonianza di una maturazione che trasforma il diario in visione artistica.

Significato e attualità

Dopo oltre vent’anni di lavoro sul corpo e sul nudo, About Your Body si configura oggi come un diario visivo e politico, un archivio vivo che continua a interrogare la relazione tra corpo, immagine e società. È un invito a guardarsi senza filtri, a riconoscere la propria bellezza come atto di resistenza, a rompere le illusioni dei media.

L’eredità del progetto non sta solo nelle immagini prodotte, ma nell’esperienza stessa: nel coraggio di esporsi, nel gesto di portare il corpo nello spazio digitale, nella possibilità di trasformare la condivisione in pratica artistica e politica.

La domanda che About Your Body lascia aperta è cruciale: cosa significa esporre il proprio corpo nel tempo dei social network? E come trasformare questa esposizione in emancipazione collettiva, anziché in ulteriore oggettivazione?

Nota dell’autrice

Quando ho iniziato About Your Body non sapevo bene cosa stessi facendo. Sapevo però che sarei stata attaccata. Mi seguivano psicologi, amici artisti, galleriste: sapevo che quello che stava accadendo non sarebbe passato inosservato.

Gli attacchi ci sono stati, e anche violenti. Non era ancora il tempo di OnlyFans: esporsi in quel modo sul web significava dichiarare di cercare sesso, o di essere folle. Non era chiaro che il mio fosse un progetto artistico. Sono stata attaccata dalle femministe, dai bodybuilders, da amici che mi credevano impazzita. Sui social si guarda più di quanto si legge: io a volte provocavo, a volte denunciavo, a volte mi giustificavo.

Non ero mai stata esplicitamente erotica nella mia fotografia, ma stavo imparando che l’erotismo mi piaceva. Sono sempre stata libera sessualmente e anticonformista, e con questo progetto ho scelto di spingermi ancora oltre. C’era l’artista che faceva ricerca, ma c’era anche l’essere umano che si esponeva. Mi piaceva vedermi nelle fotografie, piacermi grazie a filtri, obiettivi, inquadrature. Mi piaceva anche essere vista, mostrarmi.

Forse volevo capire perché abbiamo bisogno di mostrarci così tanto. Forse, mi dico oggi, è perché la società ha oscurato e schiacciato le donne: questa pratica di esposizione ci ha illuso di una visibilità negata altrove.

L’accusa più grande che ho ricevuto è stata quella di narcisismo. Il selfie veniva bollato come pratica narcisista, ma io credo il contrario: condividere è un gesto anti-narcisista, perché rompe l’intimità chiusa e la mette in comune.

Sono stata accusata di essere impazzita, ma solo quando il progetto è passato dai cataloghi e dalle gallerie ai social network. La condivisione social confonde i confini, e allora il lavoro non era più “arte” ma “follia”. Ho vissuto momenti di grande tensione e apprensione, ma volevo studiare i social, capirli, e soprattutto usarli come strumento di emancipazione femminile.

Il progetto ha avuto un appeal forte soprattutto tra le donne, ma non solo. Ho ricevuto anche una quantità infinita di fotografie di peni e proposte sessuali. Non mi sono scandalizzata, né mi sono sentita sporca: era semplicemente la prova dell’ipocrisia maschile. Molti di quelli che scrivevano erano uomini sposati, fidanzati, padri.

About Your Body è stato questo: esposizione, conflitto, provocazione, attacco e resistenza. Un laboratorio di libertà, dentro e fuori di me.

NOTA CONDIVISIONE SUI SOCIAL

A un certo punto, dopo un po, avevo una necessità incredibile, una pulsione continua, di condividere, vivevo questa cosa male, non capivo piu il confine del progetto e della mia vita.

Oggi vedo tre aspetti in quella esigenza:

  • Come esigenza catartica personale
    Per me la fotografia era un atto di sopravvivenza, e la condivisione immediata sui social diventava un modo per “mettere fuori” ciò che avevo dentro senza filtri, per non trattenerlo, per alleggerirmi. Pubblicare subito era un gesto terapeutico, come scrivere un diario ma davanti al mondo.

  • Come scelta artistica e politica
    Non volevo aspettare mostre, cataloghi, tempi lunghi dell’arte ufficiale: condividere subito significava rompere le mediazioni, accettare il rischio e mettere il mio corpo nello spazio instabile e anonimo del digitale. Era un modo per testare il tempo reale della ricezione, la fragilità e la forza della visibilità immediata.

  • Come segno del nostro tempo
    Viviamo in una società che spinge alla condivisione costante: selfie, stories, frammenti di vita. Io ho preso quella pulsione collettiva e l’ho trasformata in opera, usandola non come semplice vanità ma come strumento di riflessione sull’identità e sul corpo femminile.

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Selfie Vanessa Rusci dal progetto About Your Body screen shot dalla pagina Instagram varuscis

About Your Body è stato questo: un archivio personale e collettivo di immagini e riflessioni, nato da un atto di resistenza e catarsi, diventato un invito universale a guardarsi senza vergogna, a riscoprire la bellezza come atto di libertà.

Queste due immagini ne segnano l’inizio. Il resto è ancora da raccontare. Il progetto si è sviluppato per molto tempo su @varuscis su Instagram oggi pagina solo per donne chiusa agli uomini, e su Vanessa Rusci Facebook. Poi aprii @aboutyourbody_varu per pubblicare li molti materiali e per far capire che si trattava di un progetto artistico, cosa che prima non era stata volutamente chiarita.

Gli hashtag usati solo stai moltissimi e purtroppo con il cambio degli algoritmi di IG non è facile ricostruire tutto. Ma ci sto provando. 

#aboutyourbody

#aboutyourbodybyvary

#aboutyourbodyvanessarusci

#noisocial4women

sicuramente i più usati

Gatto mediterraneo di Vanessa Rusci, King Grey detto Chicco o Grigio Da About Your Body screen shot
Donna in sottoveste di pizzo Screen shot da Ig del progetto di Social net art About Your Body  di Vanessa Rusci VaRu artista
Donna in vestito bianco e nero Screen shot da Ig del progetto di Social net art About Your Body  di Vanessa Rusci VaRu artista
sedere femminile  Screen shot da Ig del progetto di Social net art About Your Body  di Vanessa Rusci VaRu artista
Donna in abito bianco Screen shot da Ig del progetto di Social net art About Your Body  di Vanessa Rusci VaRu artista
Donna con occhiali e cappello Screen shot da Ig del progetto di Social net art About Your Body  di Vanessa Rusci VaRu artista
Donna con cappotto occhiali e smarth phone che si fa un selfie Screen shot da Ig del progetto di Social net art About Your Body  di Vanessa Rusci VaRu artista

Work in progress

About diventerà un libro, un archivio.

Aggionato a Settembre 2025

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