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Inconscio, fotografia, arte e psicodramma

La mia passione per la psicologia nasce nel 1993, anno in cui, a seguito della separazione dei miei genitori, decisi di intraprendere un percorso di analisi per comprendere e affrontare le problematiche legate a quell’evento. Da allora, ho seguito numerosi percorsi — ortodossi e alternativi — attratta dalla Gestalt, dalla percezione visiva e dall’interpretazione delle immagini.

Nel 2001, a Milano, presso l’Università dell’Immagine fondata da Fabrizio Ferri, ho iniziato una ricerca sistematica sulla relazione tra sensorialità, percezione e psicologia, approfondendo i legami tra sensi, arte e marketing. Una lettura destinata a cambiare radicalmente il mio approccio è stata quella delle opere di Alejandro Jodorowsky, che mi hanno aperto a una visione simbolica e terapeutica dell’arte.

Nel 2012 incontro Ottavio Rosati, uno dei principali psicodrammatisti europei, per un incarico di lavoro: documentare un Socioplay dal titolo “Il rischio della felicità”, organizzato a Siena con oltre 300 studenti delle scuole superiori. Collaboravo in quel periodo con l’associazione Contatto di Siena, impegnata nel sostegno a famiglie e vittime di dipendenze, disturbi alimentari e violenza di genere.

L’impatto con la tecnica dello psicodramma di Rosati fu fortissimo: ritrovai in essa un’eco delle mie ricerche sul ritratto performativo, sull’autoritratto e sulla performance come autoterapia. Partecipai a numerosi altri Socioplay in tutta Italia, sempre più interessata alla connessione tra immagine e inconscio.

Grazie al sostegno di Luciana Santioli, approfondii i rapporti tra fotografia e psicologia, dando vita a workshop come About Your Body e Sorellanza, oltre a performance itineranti in Italia.

Nel 2017 Rosati mi propose di occuparmi della comunicazione web e social di due sue realtà: una casa di produzione di film e documentari e la sua scuola di psicodramma. In cambio, potevo partecipare e intervenire ai corsi e agli psicodrammi. Mi trasferii a Roma per seguire da vicino i gruppi di ricerca.

Grazie a questo lavoro ebbi accesso a studi su Marie-Louise von Franz e Carl Gustav Jung, e approfondii le dinamiche della performance collettiva, che mi condussero alla creazione di eventi pubblici come Io sono puro amore e A Gift for You, realizzati a Ginevra nel 2017 e nel 2019 con la Maison de la Jonction, insieme a Michelangelo Bonitatibus e Alice Vagaggini.

Le tecniche innovative di Rosati — come i Bricconaggi e le scacchiere tridimensionali integrate con video — mi spinsero a sperimentare la forza della performance in relazione alla fotografia e alla comunicazione con l’inconscio. Studiai autori come Jacob Levi Moreno, Zerka T. Moreno, Anne Schützenberger, Françoise Dolto e Aldo Carotenuto, consolidando una consapevolezza sempre più profonda del legame tra immagine e psiche.

In quegli anni, grazie anche ai materiali pubblicati da Rosati, approfondii il pensiero di von Franz, soffermandomi su temi come il tempo nella psicologia e il rapporto con le nuove tecnologie. Da queste riflessioni nacque Defragmented, il mio progetto sulle intelligenze artificiali, e si svilupparono le mie ricerche sulla Photo Magia: un percorso di guarigione dell’inconscio collettivo femminile attraverso nuove rappresentazioni del corpo e dello spirito, radicate in archetipi e miti.

Per me, il fotografo non è solo un creatore di immagini: deve essere profondamente consapevole di ciò che produce. Grandi pensatori come Susan Sontag, Peter Burke e Zygmunt Bauman hanno intuito che la fotografia nasce dalla psiche e la tocca in profondità; lo psicodramma e le tecniche attive ne confermano la potenza come linguaggio privilegiato di comunicazione con l’inconscio.

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