
Re Shot
Il percorso artistico di Vanessa Rusci è sempre stato attraversato da un’attenzione particolare alla memoria, al corpo e alle tracce che il tempo lascia nelle immagini.
In Reshot, questo interesse si concentra direttamente sulla fotografia come materia viva, fragile e mutevole, capace di raccontare tanto quanto di dissolversi.
Il progetto prende avvio dalle fotografie analogiche stampate, vere reliquie di un passato tangibile. Prosegue con le fotografie digitali stampate, segni di una fase di transizione in cui l’immagine comincia a perdere peso materiale. Oggi si apre anche alle fotografie nate sui social network, immagini effimere, destinate a dissolversi rapidamente nei flussi digitali. Attraverso queste tre fasi, Reshot attraversa la storia stessa della fotografia, dal suo essere oggetto fisico alla sua progressiva smaterializzazione.
Il gesto artistico è tanto semplice quanto radicale: Rusci prende queste immagini e le rifotografa con lo smartphone, ma prima compie un’azione ulteriore e decisiva. Ogni volta colloca un oggetto del presente sopra la fotografia — un dettaglio quotidiano, un segno tangibile dell’oggi — e solo allora scatta di nuovo. Questo inserimento crea un cortocircuito temporale: il passato fissato nella fotografia incontra il presente concreto, e l’immagine diventa un ibrido, un frammento di memoria trasformato.
Ogni ri-scatto è accompagnato da titoli e testi. Quando esiste un titolo originario, viene riportato; altre volte ne nasce uno nuovo. Le brevi note scritte aprono due possibilità: a volte raccontano ciò che l’artista davvero ricorda di quel momento, altre volte ciò che avrebbe voluto ricordare, o che desiderava fosse accaduto. In questo oscillare tra memoria e desiderio, tra ricordo e riscrittura, la fotografia diventa spazio narrativo e campo di possibilità.
Un aspetto essenziale del progetto è la ricondivisione immediata delle immagini sui social network. Dopo il ri-scatto, ogni fotografia entra di nuovo nel flusso della visione rapida e dell’iper-produzione che caratterizza la nostra cultura visiva. Immerse nel “gange” della fruizione effimera, le immagini appaiono, vengono consumate e dimenticate con velocità, per poi poter riemergere ancora. Questo ciclo continuo sottolinea come la memoria, oggi, sia un processo ininterrotto di perdita e rigenerazione.
Reshot si configura dunque come un diario discontinuo, un archivio che non conserva ma trasforma. Ogni immagine porta con sé una stratificazione di tempi e di significati, in cui la memoria non è mai stabile, ma sempre riscritta. Il lavoro mostra come il ricordo sia, inevitabilmente, un atto creativo.
Il progetto si nutre delle riflessioni junghiane e archetipiche, in particolare degli studi di Marie-Louise von Franz, e si intreccia con insegnamenti e incontri significativi nel percorso dell’artista, come quelli con Ottavio Rosati e Luciana Santioli. In questa prospettiva, la memoria non è soltanto personale ma anche simbolica e collettiva, un campo di immagini che appartengono tanto all’individuo quanto all’immaginario condiviso.
Esteticamente, Reshot non cerca la perfezione formale ma l’autenticità del gesto. Lo smartphone, strumento quotidiano, diventa mezzo artistico: non per replicare, ma per sottolineare che la memoria contemporanea è fatta di continui innesti, di presenze che si sovrappongono al passato.
La ricondivisione sui social restituisce alle immagini il destino di apparire e scomparire, di riemergere e dissolversi, proprio come accade ai nostri ricordi.
Inserito nel più ampio processo artistico di Vanessa Rusci, Reshot rappresenta una riflessione sul destino della fotografia e della memoria: non più certezza del passato, ma superficie instabile, sempre pronta a trasformarsi. Ogni immagine è al tempo stesso reliquia e reinvenzione, documento e desiderio, ricordo e narrazione.



Reshot:
Progetto che vuole riflettere sulla fruizione delle immagini, sull'oggetto fotografia e il social, sulla memoria.
Un diario personale, le foto sono tutte mie, di balzi temporali,uno studio sulla memoria e su come cambia nel tempo, come si perde,
sul rapporto fotografia e memoria,
sulla fruizione dell'immagine al tempo dei
Social Network, e delle nuove generazioni.
Processo:
Rifotografo una mia vecchia fotografia
presa dai social o dai miei archivi fotografici,
la ricontestualizzo e le assegno un nuovo titolo.
La nuova fotografia viene scattata con Smartphone, caricata sui social network: Facebook o Instagram, e alcune volte scrivo un testo ad accompagnarla.
La nostra memoria cambia, a seconda dello spazio, del tempo, del nostro stato vitale.
Diventa gesto artistico.
Queste sono solo una parte dei Reshot online, oggi con il cambio dell'algoritmo di IG e FB è difficle rintracciare i vecchi post, nel mio archivio però ci sono tutte le foto.


































